Studenti e felicità - BussolaScuola

Di ultima pubblicazione

giovedì 9 maggio 2019

Studenti e felicità

Risultati immagini per lucangeli e felicità a scuola

“Una prova della correttezza del nostro agire educativo è la felicità del Bambino” Maria Montessori

Siamo degli stupefacenti esseri umani e le emozioni fanno parte della vita di tutti noi, ci accomunano.

“Nelle nostre scuole si ride troppo poco”, diceva Gianni Rodari e – nonostante sia passato molto tempo – questa affermazione rimane attuale.

Ogni tre anni l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) diffonde il suo rapporto sullo stato dell’educazione scolastica nel mondo, il PISA, o Program for International Student Assessment: si tratta di un rilevamento condotto su un campione di 510 mila studenti, tutti di 15 anni, in 65 paesi diversi.
Nel rapporto, se si osservava il grado di “felicità” – o, meglio: il livello di soddisfazione personale riportato dagli studenti nel questionario – l’Italia si trovava ben al di sotto della media dell’Ocse, i quindicenni italiani erano undicesimi, a pari merito coi ragazzi di Grecia e Qatar. Da notare, però, che in quelle nazioni dove il tasso di “infelicità scolastica” era piuttosto alto si registrava un’incidenza decisamente bassa di suicidi adolescenziali: i quindicenni del nostro paese erano sì tra i più infelici a scuola, ma il tasso di suicidi era decisamente inferiore alla media Ocse. Cioè il dato indicava come lo stato di malessere a scuola fosse solo una delle componenti nella vita di un adolescente. Più che essere depressi tout court, gli adolescenti italiani erano depressi a scuola.  http://archivio.imille.org/2017/04/nostri-studenti-le-nostre-studentesse-sono-felici-scuola/

"Da altre ricerche è emerso che 7 ragazzi su 10, con 13 anni, stanno male a scuola. Questo è dovuto dalla mole di informazioni che vengono buttate all’interno dei ragazzi, senza rendersi conto che questo ingozzamento produce un calo di rendimento cognitivo e dell’autostima; dalle variabili emotive che sono legate alle due emozioni della noia e della colpa, che accompagnano la maggior parte dei nostri apprendimenti: se non ci riesco mi sento in colpa o mi annoio terribilmente; dalle variabili sociali che sono legate all’immagine di rimando che le figure significative mi danno di me. Se il rimando che ricevo fino all’adolescenza è negativo, quando sarò portato all’autoregolazione anzichè all’eteroregolazione, o rifiuto me stesso o rifiuto chi mi ha mandato questa immagine di riflesso". https://www.eticamente.net/

Paolo Legrenzi | Quanto è importante la felicità in ambito scolastico
(psicologo e accademico - Università Ca' Foscari di Venezia)


Dunque le emozioni hanno un ruolo molto importante nella qualità dell’apprendimento degli alunni. 
Questo principio, noto agli insegnanti da secoli di osservazione, è oggi suffragato dalle scoperte delle neuroscienze, che non molto tempo fa hanno dimostrato l’esistenza di una connessione neurale tra sistemi emotivi e sistemi cognitivi.
La Lucangeli sottolinea: 
“L’intelligenza funziona al meglio quando si e’ felici. L’insegnante ha un compito non facile in questo senso: non deve far ridere, ma essere mediatore di benessere nell’apprendimento di cose complesse. Deve cercare di esprimere emozioni calde, le cosiddette ‘warm cognitions'”.
Ogni volta che un bambino apprende, accanto alle funzioni cognitive quali la memoria, l’attenzione ecc, sperimenta emozioni.
Ciò che apprende verrà immagazzinato nella memoria semantica, ma ciò che prova mentre apprende, segnerà una traccia nella sua memoria autobiografica.
Da adulto, quando ricorderà ciò che ha appreso, ricorderà l’emozione che ha provato mentre stava apprendendo e se ha sperimentato la paura, si sentirà sempre impaurito di fronte ad un nuovo apprendimento; se si è sentito inadeguato, sarà quello che ricorderà e che continuerà a sentire. 

Il perpetuarsi per diversi anni di questo meccanismo di apprendimento, porterà ad una stabilizzazione del circuito, ovvero all’impotenza appresa
Il Bambino si sentirà incapace di apprendere ed eseguire un dato compito e il continuo fallimento gli darà la conferma della sua incapacità, ritenendola innata, quando in realtà non è così. 

Questo accade perchè l’emozione associata a quella funzione specifica va contro l’apprendimento. 
Da qui, l’importanza di acquisire conoscenze e competenze attraverso un’emozione positiva, di modo che l’insegnante venga visto come alleato del bambino e non come giudice delle sue capacità.

A scuola si passano 8 ore della propria giornata. Se si considera che circa 10 ore si passano dormendo, ne restano 6 in cui vengono inseriti tre pasti, dunque ne restano circa 3/4.
E’ evidente che se vivo una condizione di MALESSERE a scuola, non mi resta molto tempo per vivere bene.
Per questo è fondamentale curare le emozioni che si vivono all’interno dell’ambiente scolastico.
Si riesce a comprendere come sia necessario e indispensabile un cambio di rotta, un’inversione di marcia verso la consapevolezza e la continua crescita personale dell’insegnante. I bambini e i ragazzi hanno bisogno di relazioni umane sane, di emozioni positive, di sorridere mentre apprendono. https://www.eticamente.net/

Quali sono le emozioni peggiori?
Lucangeli 
“A livello cognitivo la noia. A livello emotivo la colpa e la paura. Parto dalla piu’ facile: la paura. Io provo paura quando il mio cervello percepisce un rischio. Se la paura e’ tremenda, la colpa ancor di piu’. Il meccanismo di colpa nasce perche’ chi giudica attribuisce a chi e’ giudicato l’unica responsabilita’ dell’errore. Educare attraverso l’emozione della colpa e’ molto rischioso perche’ manda sempre in cortocircuito e se io ricevo un atteggiamento in cui e’ sempre colpa mia, crescendo faro’ in modo che sia sempre colpa tua”. 

E quindi gli educatori cosa devono fare? 
Lucangeli 
“Una via di uscita ce la indica Malka Margalit dell’Accademia delle Scienze che ha trovato delle emozioni antagoniste: alla noia la gioia, l’allegria, il provare che piace fare una cosa. 
Alla paura si contrappone l’incoraggiamento. Cioe’ un atteggiamento che riconosce l’errore, ma propone una via d’uscita e ti incoraggia a uscire dall’errore e ad analizzare la situazione".

Se l’apprendimento deve avvenire con il sorriso, chi lo deve suscitare è l’insegnante, figura educativa molto importante nel periodo scolastico, che non deve essere visto come giudice ma come guida. 

Il docente migliore educa contrapponendo alla negatività le emozioni positive: a chi soffre di noia offre l’occasione di sperimentare l’allegria e il piacere di provare. Chi è spaventato invece viene incoraggiato a tentare, senza paura di commettere errori. 
“Va riacquistato il principio del diritto di sbagliare, che non è solo dei nostri figli, ma anche nostro”, conclude la professoressa.

La felicità è una roba seria. Ridere è una cosa seria.

Suggerimenti per la lettura

“L’umorismo nella didattica – Schede operative per insegnare e imparare divertendosi” di Elena Falaschi, Alfredo Pierotti
Pensato per insegnanti della scuola primaria e secondaria di primo grado, insegnanti di sostegno e studenti di Scienze della formazione e dell’educazione, il libro è un utile strumento che consente di sperimentare metodologie di insegnamento divertenti ed efficaci.

“Educare alla Felicità”, di Lucia Suriano
“Questo lavoro è una proposta, un tentativo concreto di portare nelle scuole, attraverso un ampio e articolato supporto metodologico, pratiche di educazione alla felicità. Praticare la risata vuol dire spezzare gli schemi negativi. Quando pensiamo a una situazione in chiave positiva diventiamo capaci di prendere decisioni migliori e influenzare il nostro corpo e il nostro comportamento. Così non solo cambiamo noi stessi, ma in fondo trasmettiamo un’energia positiva che cambia il mondo. E non è queste la missione della scuola?”.

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