Epigenoma, alterazioni dell'ambiente ed effetti delle onde elettromagnetiche nello sviluppo cerebrale
Prof. Ernesto Burgio, MD, Scientific Committee ECERI – European Cancer and Environment Research Institute – Bruxelles.
Premesse necessarie dello stesso Prof. Burgio
Le scoperte degli anni Cinquanta sulla struttura a doppia elica del DNA e i grandi finanziamenti per il ‘Progetto Genoma’ degli anni Ottanta avevano portato la biologia e la genetica su posizioni fin troppo semplicistiche: a partire dalla tesi che l’evoluzione del nostro organismo e le malattie fossero il prodotto di minime trasformazioni casuali del patrimonio genetico del DNA. Il genoma appariva come il fattore necessario per capire tutto. Oggi si è capito che i meccanismi e gli elementi coinvolti sono molto più articolati. Possiamo affermare che il DNA è solo un database.
Nel DNA c’è la potenzialità genetica ereditata dai nostri genitori e dai nostri avi. Ma poi su questo agiscono le informazioni che arrivano dall’esterno, fin dai primi stadi della vita individuale. Fin dalle prime cellule, dallo zigote, poi nell’embrione, e nel feto. Tutte informazioni che arrivano dapprima attraverso la madre sull’embrione e sul feto, poi nei primi anni di vita. Tutte queste informazioni ambientali non agiscono direttamente sul DNA, sul genoma, ma sull’epigenoma: quello che alcuni ricercatori hanno definito il ‘software’ del DNA. Per analogia, immaginiamo che il DNA sia la struttura di un computer e l’epigenoma il ‘programma’ che lo fa funzionare.
L’epigenoma è estremamente complesso, si esprime attraverso le variazioni continue di alcune marcature del DNA e delle altre proteine che ruotano attorno al DNA. Le marcature cambiano nel tempo: l’epigenetica è appunto lo studio delle modifiche del ‘software’ epigenetico, che sono le vere cause delle trasformazioni del nostro organismo.
Per l’embrione e il feto l’ambiente è costituito dalle informazioni provenienti dalla madre attraverso la placenta: la dieta materna, lo stato di salute della mamma, lo stress, le sostanze farmacologiche e gli inquinanti, i campi elettromagnetici e le radiazioni ionizzanti sono "informazioni "che arrivano continuamente al feto e alla quali il feto risponde modificando il software genomico delle proprie cellule. Se tutte le informazioni che il feto "riconosce" come naturali e potenzialmente utili favoriscono il suo sviluppo, le informazioni che il feto avverte come potenzialmente dannose determinano modifiche reattive che nel medio-lungo termine possono tradursi in variazioni patologiche del fenotipo, cioè in malattie croniche - infiammatorie, metaboliche, neoplastiche - a carico di tutti i tessuti e degli organi.
Le alterazioni provocate nell’ambiente dalle attività industriali negli ultimi cento anni stanno pesantemente interferendo con l’evoluzione della biosfera e di tutte le specie a cominciare da quella umana
Ogni molecola artificiale che immettiamo nell’ecosfera (atmosfera, idrosfera, litosfera, biosfera,
catene alimentari) è un potenziale perturbatore informazionale in grado di disturbare la programmazione di cellule, tessuti e organi, questo può interferire negativamente sulla programmazione degli organismi e sulla loro stessa evoluzione.
Ogni modifica epigenetica che si verifica nel periodo embrio-fetale si trasmette a milioni di cellule: è così, del resto, che si formano i diversi tessuti, organi, sistemi. Il cervello è l’organo più complesso e più plastico: la sola corteccia cerebrale di un neonato è composta da 30 miliardi di neuroni e da un numero ancora maggiore di cellule gliali. I neuroni sono collegati tra loro già alla nascita da migliaia di piccoli filamenti a formare circuiti neuronali incredibilmente complessi e dinamici: ogni informazione positiva (sostanze nutrienti, emozioni positive) permette la formazione di circuiti plastici, dinamici, interconnessi; ogni informazione negativa (sostanze tossiche, stress, citochine infiammatorie) determina alterazioni più o meno gravi dei circuiti stessi. È sempre più evidente che non solo i disturbi del neuro-sviluppo (in particolare i disturbi dello spettro autistico) ma anche le patologie neuropsichiatriche maggiori (schizofrenia, depressione) sono disturbi, per così dire, del
Ogni molecola artificiale che immettiamo nell’ecosfera (atmosfera, idrosfera, litosfera, biosfera,
catene alimentari) è un potenziale perturbatore informazionale in grado di disturbare la programmazione di cellule, tessuti e organi, questo può interferire negativamente sulla programmazione degli organismi e sulla loro stessa evoluzione.
Ogni modifica epigenetica che si verifica nel periodo embrio-fetale si trasmette a milioni di cellule: è così, del resto, che si formano i diversi tessuti, organi, sistemi. Il cervello è l’organo più complesso e più plastico: la sola corteccia cerebrale di un neonato è composta da 30 miliardi di neuroni e da un numero ancora maggiore di cellule gliali. I neuroni sono collegati tra loro già alla nascita da migliaia di piccoli filamenti a formare circuiti neuronali incredibilmente complessi e dinamici: ogni informazione positiva (sostanze nutrienti, emozioni positive) permette la formazione di circuiti plastici, dinamici, interconnessi; ogni informazione negativa (sostanze tossiche, stress, citochine infiammatorie) determina alterazioni più o meno gravi dei circuiti stessi. È sempre più evidente che non solo i disturbi del neuro-sviluppo (in particolare i disturbi dello spettro autistico) ma anche le patologie neuropsichiatriche maggiori (schizofrenia, depressione) sono disturbi, per così dire, del
software cerebrale e quindi dell’epigenoma e delle reti neuronali, più che dell’hardware cerebrale e del genoma.
"Effetti delle onde elettromagnetiche nello sviluppo cerebrale: pro e contro nell’era digitale”.
Burgio E. ECERI European Cancer and Environment Research Institute (Bruxelles).
E' possibile seguire l'intervento del Prof. Burgio visionando le slides che trovate a questo link
https://www.statigeneraliscuoladigitale.it/wp-content/uploads/2018/12/Ernesto_Burgio_StatiGeneraliScuolaDigitale2018-1.pdf
Nel mondo di oggi, quasi tutti sono esposti a due tipi di campi elettromagnetici:
a) ELF EMF da apparecchi elettronici e linee elettriche e
b) RFR da dispositivi wireless come telefoni cellulari e cordless, antenne ecc.
I campi elettromagnetici (EMF), inclusi i campi a frequenza estremamente bassa (ELF e le radiazioni a radiofrequenza (RFR) producono effetti biologicamente rilevanti a livelli di intensità molto bassi, che sono diventati sempre più comuni nella vita quotidiana di un bambino.
Come è noto, le radiazioni non-ionizzanti non sono in grado di danneggiare direttamente il DNA, ma è sempre più evidente che bastano pochi minuti di esposizione a indurre modifiche epigenetiche in grado di interferire con il funzionamento del genoma umano.
Ma è l’esposizione dell’embrione e del feto a destare le preoccupazioni maggiori, a causa della maggior plasticità di organi e tessuti negli organismi in via di sviluppo.
La componente più plastica dell’intero organismo è il sistema psico-neuro-immuno-endocrino. L’incremento continuo dei disturbi del neurosviluppo e neurocomportamentali (in particolare disturbi di spettro autistico e ADHD) impone la ricerca dei fattori precoci di rischio e di danno.
La letteratura scientifica inerente alla relazione tra esposizione precoce (in particolare embrio-fetale) è in continuo aumento, sia per quanto concerne gli studi sperimentali su animali, che per quelli epidemiologici.
Sage C, Burgio E. Electromagnetic Fields, Pulsed Radiofrequency Radiation, and Epigenetics: How Wireless Technologies May Affect Childhood Development Child Dev. 2018 Jan;89(1):129-136.
Sage C, Burgio E. Electromagnetic Fields, Pulsed Radiofrequency Radiation, and Epigenetics: How Wireless Technologies May Affect Childhood Development Child Dev. 2018 Jan;89(1):129-136.
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