Epigenoma, alterazioni dell'ambiente ed effetti delle onde elettromagnetiche nello sviluppo cerebrale - BussolaScuola

Di ultima pubblicazione

domenica 24 marzo 2019

Epigenoma, alterazioni dell'ambiente ed effetti delle onde elettromagnetiche nello sviluppo cerebrale

Epigenoma, alterazioni dell'ambiente ed effetti delle onde elettromagnetiche nello sviluppo cerebrale


Prof. Ernesto Burgio, MD, Scientific Committee ECERI – European Cancer and Environment Research Institute – Bruxelles.



Premesse necessarie dello stesso Prof. Burgio
Le scoperte degli anni Cinquanta sulla struttura a doppia elica del DNA e i grandi finanziamenti per il ‘Progetto Genoma’ degli anni Ottanta avevano portato la biologia e la genetica su posizioni fin troppo semplicistiche: a partire dalla tesi che l’evoluzione del nostro organismo e le malattie fossero il prodotto di minime trasformazioni casuali del patrimonio genetico del DNA. Il genoma appariva come il fattore necessario per capire tutto. Oggi si è capito che i meccanismi e gli elementi coinvolti sono molto più articolati. Possiamo affermare che il DNA è solo un database.

Nel DNA c’è la potenzialità genetica ereditata dai nostri genitori e dai nostri avi. Ma poi su questo agiscono le informazioni che arrivano dall’esterno, fin dai primi stadi della vita individuale. Fin dalle prime cellule, dallo zigote, poi nell’embrione, e nel feto. Tutte informazioni che arrivano dapprima attraverso la madre sull’embrione e sul feto, poi nei primi anni di vita. Tutte queste informazioni ambientali non agiscono direttamente sul DNA, sul genoma, ma sull’epigenoma: quello che alcuni ricercatori hanno definito il ‘software’ del DNA. Per analogia, immaginiamo che il DNA sia la struttura di un computer e l’epigenoma il ‘programma’ che lo fa funzionare.

L’epigenoma è estremamente complesso, si esprime attraverso le variazioni continue di alcune marcature del DNA e delle altre proteine che ruotano attorno al DNA. Le marcature cambiano nel tempo: l’epigenetica è appunto lo studio delle modifiche del ‘software’ epigenetico, che sono le vere cause delle trasformazioni del nostro organismo.

L'epigenoma è in continua trasformazione e, quel che più conta, si modifica in modo per così dire "intelligente" per rispondere in modo difensivo, adattativo e predittivo alle informazioni provenienti dall’ambiente, soprattutto nelle prime fasi della vita.

Per l’embrione e il feto l’ambiente è costituito dalle informazioni provenienti dalla madre attraverso la placenta: la dieta materna, lo stato di salute della mamma, lo stress, le sostanze farmacologiche e gli inquinanti, i campi elettromagnetici e le radiazioni ionizzanti sono "informazioni "che arrivano continuamente al feto e alla quali il feto risponde modificando il software genomico delle proprie cellule. Se tutte le informazioni che il feto "riconosce" come naturali e potenzialmente utili favoriscono il suo sviluppo, le informazioni che il feto avverte come potenzialmente dannose determinano modifiche reattive che nel medio-lungo termine possono tradursi in variazioni patologiche del fenotipo, cioè in malattie croniche - infiammatorie, metaboliche, neoplastiche - a carico di tutti i tessuti e degli organi. 

Le alterazioni provocate nell’ambiente dalle attività industriali negli ultimi cento anni stanno pesantemente interferendo con l’evoluzione della biosfera e di tutte le specie a cominciare da quella umana
Ogni molecola artificiale che immettiamo nell’ecosfera (atmosfera, idrosfera, litosfera, biosfera,
catene alimentari) è un potenziale perturbatore informazionale in grado di disturbare la programmazione di cellule, tessuti e organi, questo può interferire negativamente sulla programmazione degli organismi e sulla loro stessa evoluzione.
Ogni modifica epigenetica che si verifica nel periodo embrio-fetale si trasmette a milioni di cellule: è così, del resto, che si formano i diversi tessuti, organi, sistemi. Il cervello è l’organo più complesso e più plastico: la sola corteccia cerebrale di un neonato è composta da 30 miliardi di neuroni e da un numero ancora maggiore di cellule gliali. I neuroni sono collegati tra loro già alla nascita da migliaia di piccoli filamenti a formare circuiti neuronali incredibilmente complessi e dinamici: ogni informazione positiva (sostanze nutrienti, emozioni positive) permette la formazione di circuiti plastici, dinamici, interconnessi; ogni informazione negativa (sostanze tossiche, stress, citochine infiammatorie) determina alterazioni più o meno gravi dei circuiti stessi. È sempre più evidente che non solo i disturbi del neuro-sviluppo (in particolare i disturbi dello spettro autistico) ma anche le patologie neuropsichiatriche maggiori (schizofrenia, depressione) sono disturbi, per così dire, del
software cerebrale e quindi dell’epigenoma e delle reti neuronali, più che dell’hardware cerebrale e del genoma.

"Effetti delle onde elettromagnetiche nello sviluppo cerebrale: pro e contro nell’era digitale”.

Come le tecnologie wireless possono interferire sullo sviluppo psico-neurologico infantile
Burgio E. ECERI European Cancer and Environment Research Institute (Bruxelles).

E' possibile seguire l'intervento del Prof. Burgio visionando le slides che trovate a questo link 
https://www.statigeneraliscuoladigitale.it/wp-content/uploads/2018/12/Ernesto_Burgio_StatiGeneraliScuolaDigitale2018-1.pdf

Nel mondo di oggi, quasi tutti sono esposti a due tipi di campi elettromagnetici: 
a) ELF EMF da apparecchi elettronici e linee elettriche e 
b) RFR da dispositivi wireless come telefoni cellulari e cordless, antenne ecc. 

I campi elettromagnetici (EMF), inclusi i campi a frequenza estremamente bassa (ELF e le radiazioni a radiofrequenza (RFR) producono effetti biologicamente rilevanti a livelli di intensità molto bassi, che sono diventati sempre più comuni nella vita quotidiana di un bambino. 

Come è noto, le radiazioni non-ionizzanti non sono in grado di danneggiare direttamente il DNA, ma è sempre più evidente che bastano pochi minuti di esposizione a indurre modifiche epigenetiche in grado di interferire con il funzionamento del genoma umano. 

Ma è l’esposizione dell’embrione e del feto a destare le preoccupazioni maggiori, a causa della maggior plasticità di organi e tessuti negli organismi in via di sviluppo. 
La componente più plastica dell’intero organismo è il sistema psico-neuro-immuno-endocrino. L’incremento continuo dei disturbi del neurosviluppo e neurocomportamentali (in particolare disturbi di spettro autistico e ADHD) impone la ricerca dei fattori precoci di rischio e di danno. 
La letteratura scientifica inerente alla relazione tra esposizione precoce (in particolare embrio-fetale) è in continuo aumento, sia per quanto concerne gli studi sperimentali su animali, che per quelli epidemiologici.
Sage C, Burgio E. Electromagnetic Fields, Pulsed Radiofrequency Radiation, and Epigenetics: How Wireless Technologies May Affect Childhood Development Child Dev. 2018 Jan;89(1):129-136.

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